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BABBO NATALE ROBOT

di Flora Stefanini

Tra le nenie dei pifferi
ai quattro venti della piazza centrale
ti giunge all’orecchio la voce
di Babbo Natale.
Gli hanno stampato il calore
negli occhi di vetro
e nel sorriso bonaria malizia.
Un gruppo di bimbi lo guarda incantato
come pulcini davanti
a una chioccia di legno.

E’ sempre vestito di rosso
con la barba bianca
ma nel suo cuore
c’è un disco che parla
otto ore e mai si stanca.
E gli occhi suoi blu
sorridono sempre
ma non ti guardano più.

E non può darti il buffetto
e chiamarti per nome,
quello che conta non è quel
che dice
ma la musica delle parole.
La sua carezza meccanica
e senza fine
si spegne anche lei
con la luce delle
vetrine.

Più slitta non ha
E non l’ha portato la tramontana
Un soffio di vento automatico
Gli scuote barba e sottana.
Puoi stare per ore a cullarti
Nella sua cantilena
Ma dopo un po’ la sua fiaba
Non ha più magìa
Con lui hanno robotizzato
La poesia.

Lavora otto ore al giorno

Babbo Natale robot
Anche lui si è adattato
Alle esigenze del mercato.
Sulle sue spalle
Dei doni non grava più il sacco
E se non ti elargisce il regalo
Non è tanto l’ozio:
il balocco te lo compri tu
alle sue spalle, dentro il negozio.

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