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Ivo Monti

Ivo Monti a 16 anni si imbarca come mozzo su una nave della marina mercantile, solcando i 7 mari per più di dieci anni e terminando i suoi viaggi per il mondo come secondo ufficiale. In questo periodo, quando sbarcava, prende la passione dal padre per la vigna ed il vino collaborando alla nascita della Cantina Monti. Alla fine degli anni ‘80 mette su famiglia e si stabilisce in un rustico riattato nel cuore dei vigneti dei ronchi di Cademario, comune di cui la famiglia è patrizia. Svolgendo professionalmente l’attività di gestore patrimoniale, da autodidatta affina e perfeziona le tecniche enologiche. Da una quindicina d’anni il padre Sergio gli ha lasciato in mano le redini dell’azienda da qualche anno ha deciso di dedicarsi solamente alla cantina lasciando la fiduciaria finanziaria.

Salve Sig. Monti, la sua azienda  è una delle attività “ storiche “ del Malcantone, come e quando nasce?

Nel 1972 mio padre decise di riattare una stalletta ereditata dai nonni nei ronchi, a quel tempo semi abbandonati come molte altre zone rurali del cantone. Volle subito piantare le prime 800 viti. Per i primi 6 anni non c’era strada ne corrente elettrica, e bisognava salire e scendere sul sentiero dal paese con tutto il materiale in spalla o con la carretta. Una fonte di fianco alla cascina ha permesso il primo sviluppo. Da subito la passione per il mondo viti-vinicolo ci ha fortemente coinvolti. Abbiamo frequentato i corsi della formazione continua all’università di Bordeaux a Beaune e nel cantone. Sergio Monti è presto stato nominato presidente della Federviti. In vigna abbiamo sperimentato diversi vitigni con l’ufficio federale di ricerca agronomica ed in cantina sperimentavamo diverse tecniche prese da pubblicazioni scientifiche di enologia. È stato uno dei pionieri e protagonisti del gran cambiamento e salto di qualità del vino in Ticino. Mi ha trasmesso quella curiosità, quell’attenzione, la passione ed il piacere per la sfida e la sperimentazione, con l’obiettivo interpretare sempre meglio la natura per ottenere vini di qualità superiore.

Ci parli parli della sua azienda, qual’é la vostra filosofia e quali sono i vini più rappresentativi e caratteristici che producete ?

Ci siamo da sempre impegnati per avere il massimo della qualità. La qualità superiore nasce dal vigneto. Meno grappoli produce la pianta, più si avrà concentrazione di sostanze aromatiche nel vino. Importantissimo il momento esatto della vendemmia. Non basta un buon rapporto zucchero/acidità. l’uva deve essere fisiologicamente matura, ed i ceppi devono aver sentito il cambio di stagione. La pianta deve smettere di buttare nuove foglie (aroma vegetale nel vino) i vinaccioli devono anch’essi essere maturi (marroncino-rossiccio) e la buccia degli acini deve maturare come fosse la corteccia di una pianta. È li che risiedono più di 4 000 sostanze aromatiche del vino, e questi tannini, polifenoli, antociani ecc. devono aver tempo di maturare. In cantina ci vuole uguale rispetto. Il vino non va strapazzato, infatti non usiamo pompe ne filtri. In fermentazione, tutti i giorni, ogni 4 ore, facciamo le follature a mano. L’uso della barrique permette di concentrare il vino (del 10%) e, per polimerizzazione dei polifenoli, renderlo più stabile e duraturo nel tempo. L’assemblage del Malcantone-Rosso dei Ronchi mi ispira molto. Se un solista da grandi emozioni, un’orchestra ha sicuramente più volume e dettagli. Il Malcantone-Bianco migliora con gli anni ed il Rovere è un classico. Naturalmente il Monti-Il Canto della terra /3 ceppi per fare una bottiglia) è il Top.

Lei da molti anni vive nel Malcantone, qual’é il tuo rapporto con il territorio?

Ho visto tutta l’incredibile trasformazione del territorio. Ho scelto di vivere nei ronchi in Malcantone e, guardando in basso, non riesco ad immaginarmi di poter vivere altrove. Considero il Malcantone un piccolo miracolo, una piccola oasi a poche curve dalla civiltà, purtroppo diventata così puzzolente, rumorosa, caotica, frenetica, poco vivibile e spesso anche arrogante. Non solo il magnifico paesaggio verde, abbellito nei secoli dalla mano dell’uomo rendono la vita più sana e naturale, ma anche a livello sociale i rapporti fra gli abitanti dei villaggi e della regione sono molto più “a misura d’uomo” che l’indifferenza e l’isolamento nella folla tipici di un “ambiente urbano”. Ho girato il mondo ma sento radici molto profonde col nostro territorio. Soprattutto ora che mi da anche da vivere e da cui dipendo.  

Qual’e il suo luogo del cuore nel Malcantone?

Evidentemente i ronchi di Cademario. Credo però che nel cuore ci sia spazio per molte più cose, anche molto differenti fra loro. Il Malcantone è ricco di bellezza infinita. A volte si è talmente impegnati a guardare gli alberi che non si vede la foresta. Molto spesso accade che luganesi DOC, già in avanti con gli anni, quando vengono  in visita alla cantina esclamano: “Mamma mia che bello qua! Che vista e che natura! Non ero mai venuto da questi paraggi…” Ci sono mille angoli magici e “sconosciuti” da scoprire nel nostro variatissimo territorio per chi ha voglia di scoprirli e lasciarsi sorprendere.

Cosa si augura  e cosa spera per il futuro della nostra Regione?

Se il “progresso e lo sviluppo” è quello verificatosi nel resto del luganese negli ultimi 20 – 30 anni spero che resteremo almeno un pochino “retrogadi fuori dal mondo” come adesso. È auspicabile qualche collegamento coi mezzi pubblici in più. Un abitante di Cademario che lavora a Lugano può pigliare l’ultima posta alle 18.45. Finisce di lavorare e… a casa! Per i giovani dell’alto Malcantone è difficile avere una vita sociale variata. I giovani sono il futuro della terra. La terra, i vigneti, non sono miei. Io ho solo l’incombenza di accudirli e rispettarli per consegnarli ai miei figli. Mio figlio, con un master in informatica, ha dovuto emigrare come i miei nonni. Mi figlia, dottoressa in scienza e cultura della gastronomia e della ristorazione, continuerà la tradizione di famiglia nella vigna in cui è nata. Spero che per i giovani si possano aprire possibilità per restare a vivere e lavorare in questo nostro meraviglioso territorio.

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