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Matteo Patriarca

Matteo Patriarca è nato a Bellinzona il 25.03.1969 da madre bellinzonese doc e padre luganese doc. Cresciuto a Rivera dove ha frequentato le scuole elementari per poi finire il percorso delle scuole dell’obbligo alle scuole medie di Camignolo. Dopo avere conseguito la maturità al Liceo scientifico di Bellinzona si iscrive alla facoltà di farmacia al Politecnico Federale di Zurigo dove conclude gli studi nel 1996. Sposato dal 1999 e padre di tre figlie (la vie en rose!). Dal 2000 è attivo professionalmente a Caslano e dal 2006 si è trasferito definitivamente nel bellissimo Comune di Pura.

Salve Matteo, la Farmacia di Caslano come e quando nasce?

La Farmacia di Caslano nasce nel 2000. Con mia moglie Sibylle eravamo in procinto di diventare genitori ed avevamo il desiderio di costruire qualcosa assieme. In quel periodo si abitava ancora a Rivera. Non so come, ma siamo finiti in perlustrazione a Caslano, dove da subito siamo rimasti affascinati dal posto. Di rientro dalla passeggiata in Piazza al Lago ci siamo ritrovati davanti ad un cartello che pubblicizzava la disponibilità dei locali. Sembravano lì ad aspettare noi. Ci siamo fidati dell’istinto ed abbiamo fatto il grande passo.

in tutti questi anni com’è cambiata la professione del farmacista e  il rapporto e la gestione dei clienti?

La professione del farmacista è cambiata tantissimo! L’aspetto più “fastidioso” è il volume di burocrazia che siamo sempre più chiamati a sostenere, lavoro che troppo spesso rischia di distoglierci dall’esercizio di quello per cui in realtà siamo stati formati, ossia la consulenza alla clientela. Troppo spesso vedo che pure l’aspetto puramente commerciale vorrebbe esserci imposto con troppa invadenza. Per contro il rapporto con i clienti e con la gente in generale è la cosa più piacevole della professione. Non solo cercare di capire in cosa consiste il problema e consigliare un rimedio, ma anche aggiornarsi sul più e sul meno scambiando due chiacchiere in piacevole compagnia. Negli ultimi anni noto purtroppo che a livello professionale nell’ambiente si fa sempre più avanti la tendenza a voler sconfinare anche in campi non prettamente di nostra competenza, cosa che personalmente reputo fuori luogo. Per garantire un servizio di qualità occorre collaborare ponendosi in modo complementare con gli altri attori del ramo sanitario e non cercare di sovrapporsi.

Tu personalmente sei cresciuto nel Malcantone e operi anche nelle istituzioni in qualità di Sindaco di Pura , qual’é il tuo rapporto con il territorio e quali sono gli aspetti positivi e le  difficoltà che tale ruolo implica?

A dire il vero nel Malcantone non sono cresciuto fisicamente ma piuttosto professionalmente. Diciamo piuttosto che qui sto vedendo crescere le mie tre figlie. Ho sempre sostenuto che la mia fortuna sia proprio stata quella di poter vedere questi posti con gli occhi di chi è venuto da fuori. Chi cresce in un posto tende a vedere tutto quanto come normale ed acquisito, per me invece è stato tutto nuovo e da scoprire. Credo che il nostro territorio sia unico. Lago, piano, boschi e monti con paesini caratteristici e abitanti radicati alle proprie tradizioni. Il luogo ideale per vivere con la propria famiglia. La carica di Sindaco invece mi è caduta addosso un po’ per caso. A dire il vero non mi sono mai sentito un politico di razza, anche se sicuramente passare ventiquattro dei miei primi ventisette anni di vita con mio padre nella carica di Sindaco a Rivera avrà sicuramente in qualche modo influito. Comunque, il fatto di non essere Sindaco per ambizione aiuta ad affrontare le problematiche senza avvertire “pressioni elettorali” e a cercare soluzioni il più possibile condivise concentrandosi essenzialmente sul problema. Ovviamente poi è impossibile vedere tutti contenti, ma il fatto di esercitare una professione che implica un frequente contatto con la gente aiuta anche in questo contesto.

Qual’è il tuo luogo del cuore nel Malcantone?

Questa domanda è quella che più di tutte mi mette in difficoltà. Ci sono diversi luoghi che mi ricordano diversi momenti degli anni vissuti con la famiglia qui nel Malcantone. Il Monte Mondini, Cima Pianca, la Chiesa di Santa Maria d’Iseo, Piazza Lago di Caslano e una raffica di tanti altri posti che in un modo o nell’altro mi sono entrati nel cuore perché collegati a momenti o situazioni particolari. Di sicuro mi è praticamente impossibile trovare il luogo più bello in assoluto. Mi verrebbe quindi da rispondere che è il Malcantone stesso il mio luogo del cuore.

Cosa ti auguri e cosa speri per il futuro della nostra Regione?

Il sogno sarebbe quello di vedere scomparire tutti i disagi generati dall’enorme mole di traffico che quotidianamente si riversa sulle nostre strade. Purtroppo, la gran parte dei sogni sono per definizione destinati a rimanere tali. È un problema più grande di noi e si fa fatica a pensare ad una soluzione definitiva. Ciò non toglie che abbiamo l’obbligo di provarci. Mi piacerebbe inoltre vedere sfruttato maggiormente tutto l’enorme potenziale che il nostro territorio avrebbe in termini di turismo in generale e turismo dello sport in particolare. Qui oltre ad avere il lago abbiamo anche chilometri di sentieri e strade idonei per praticare walking, nordic walking, mountain bike, ciclismo e podismo. Il paesaggio è incantevole e il clima gradevole quasi tutto l’anno. Una volta giunti sul posto, senza più toccare l’automobile è possibile raggiungere in una ventina di minuti la città di Lugano o il mercato di Ponte Tresa. Per non parlare della traversata Tamaro-Lema o tantissime altre attrazioni o itinerari incantevoli. Con un adeguato potenziamento delle infrastrutture sportive, senza neppure strafare troppo, il Malcantone non avrebbe nulla da invidiare ad altre mete sportive ben più conosciute dai nostri confederati. Varrebbe la pena farci un pensierino.

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